lunedì 5 dicembre 2011

Saffiche

L’attesa 


È quasi l’ora, e io esco all’aperto.
Dolce notte! perché dunque mi struggo?
E come il cielo è purissimo e calmo!


Conduci al convegno quella ch’io amo
e non trapassi inconsumata l’ora
o notte.
           In solitudine confusa,
dimentico tra me ch’ella è partita
e al luogo del convegno aspetto sola.


V * i * d * e * o * r
Giovanna Bemporad Esercizi vecchi e nuovi
Edizioni: Archivio Dedalus
Collana: Lumen poesia
Autore: Giovanna Bemporad
Curatore: Andrea Cirolla Numero pagine: 233 


Sogno vince realtà


Più non sorga il domani: eterna e chiara
sia questa notte; in me dilaga il sole.
È sogno o realtà l’ombra che illumina
la stanza vuota? Lenta batte l’ora
sull’estasi notturna. Aspetto insonne
che il giorno la sua immagine mi porti
mentre dalle mie braccia fugge timida
quasi del primo albore, assecondando
il sogno di chi muore ebbro di luce.




Viva in me geme la tua carne, palpita
gonfia ogni vena. Il tuo fiato respiro
come l’ombra il silenzio. Azzurro cielo
è nelle tue carezze, o donna; e mani
che il sudore non sanno e i vili abbracci
porto al giardino chiuso del mio cuore.
Vorrei perdermi in te, con braccia ardenti
stringerti esangue, fiore che tra i fiori
recisi dei suoi petali si spoglia.
Perché, perché l’ora non fugge? Strazio
non voglio fare del tuo corpo, o donna;
ma forse piace al tuo candore il sangue.




Epilogo
O vento che commemori passate
moltitudini e fasti inceneriti,
o tempo contro cui non c’è riparo:
mi riduco al silenzio, nell’attesa
purissima dell’ombra che già stende
sui vivi un lembo della notte eterna.
Forse è quest’ombra tragica sospesa
sul ciglio della notte che fa illusi
gli uomini di conoscersi e di amarsi,
naufraghi nel silenzio dei millenni.

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